Febbraio 2015 - Sono passate da poco le sei quando facciamo il nostro ingresso trionfale alla gare routière di Kara. Nove interminabili ore a bordo di un minibus scalcinato che ha lasciato Kpalimé questa mattina sotto le false spoglie di un confortevole “due piani”, con il carico sul tetto che a dir poco raddoppiava l’altezza del mezzo di trasporto!
Ormai avvezza a questi viaggi infiniti e logoranti, decido di giocare sporco e poco prima dell’alba mi presento al conducente implorandolo di riservarmi un posto sul sedile accanto al suo. Di fare la sardina non ne ho proprio voglia e visto che tutto il mondo è paese e che una donzella sola è pur sempre da proteggere… con un paio di sorrisetti e sbattimenti di ciglia divento la privilegiata di turno.
Nell’attesa che concludano le loro assurde manovre, tra cui quella di togliere la fila in fondo di sedili per poter riempire il mezzo fino all’ultimo centimetro cubo, mi accomodo a terra per godermi lo spettacolo gratuito offerto dalla gare routière, con i procacciatori di clienti che corrono a destra e sinistra come forsennati, le donne che sfilano portando in equilibrio sulla testa cibarie e bevande di ogni genere, i venditori ambulanti che urlano a gran voce l’offerta del giorno (e hanno davvero tutto ciò di cui hai bisogno, anche quel che non immagineresti mai!), le capre e le galline che razzolano beate in mezzo ai minibus e i taxi-brousse, reliquie di un tempo ormai andato che tuttavia continuano a funzionare, e i clacson che strombazzano all’impazzata senza una ragione concreta. Mi sembra di essere sullo scenario di un film di Kusturica!
Totalmente assorbita da quello...