giovedì 25 aprile 2024
 
 
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Reportage di Viaggio

Giugno 2021 - La pista ciclabile dell’Elba è il percorso a lunga percorrenza più popolare della Germania che da Praga arriva fino al Mare del Nord passando per Dresda, Magdeburgo e Amburgo. A renderla così gettonata non è soltanto la grande offerta di bikehotels, ma anche la varietà dei paesaggi e il numero elevato di attrazioni artistiche, culturali e gastronomiche, concentrate in soli 180 chilometri. Per godere appieno di questa incredibile esperienza, il consiglio è quello di spezzare il tour in cinque tappe. In particolare, la prima imperdibile meta è la regione Svizzera Sassone. Qui potrete concedervi un’escursione tra le millenarie formazioni rocciose del Parco Nazionale o visitare le località di PirnaBad Schandau. Segue, poi, un’irrinunciabile tappa a Dresda dove potrete godervi il centro storico in bicicletta ed ammirare il Palazzo Reale, lo Zwinger, la Semperoper, la Frauenkirche, i musei d’arte e il quartiere alternativo Neustadt. Proseguendo, successivamente, per circa 30 chilometri si arriva a Meissen, la città della porcellana, delle vie strette e dei tetti rossi. La quarta tappa del percorso è, invece, costituita da ben due località: Riesa, cittadina circondata da un’incantevole atmosfera rurale, e Torgau con il Castello Hartenfels. Si chiude, infine, il tour a Wittenberg dove, se non si intende più proseguire verso nord, è prevista la restituzione delle bici, il recupero del bagaglio e il ritorno in treno verso Dresda. Insomma, la pista ciclabile dell’Elba offre la possibilità di personalizzare in autonomia il percorso in base alle proprie esigenze, pedalata dopo pedalata, o affidandosi agli esperti del settore. In ogni caso, questa avventura sarà un’esperienza davvero unica, da provare assolutamente almeno una volta nella vita!
 
Veronica Elia

Novembre 2020 – In pochi oggi possono davvero dire di conoscere Aosta, l’unica città della Valle d’Aosta, testimone di un illustre passato tutto da scoprire.
Aosta sorge in un’ampia pianura al centro della regione alpinacircondata da alte montagne tra cui il Grand Combin e il Mont Vélan a nord, il Mont Emilius e la Becca di Nona a sud e la Testa del Rutor a ovest. Tra le altre particolarità geografiche, è interessante osservare come la città si trovi esattamente alla confluenza del fiume Dora Baltea con il torrente Buthier e delle due storiche vie di comunicazione che conducevano in Francia e in Svizzera, attraverso i valichi del Piccolo San Bernardo e del Gran San Bernardo.
Come anticipato, Aosta vanta, inoltre, un illustre passato che l’ha vista protagonista dei principali domini della storia antica.
Alla periferia della città, nell’Area Megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, si trova uno dei più grandi siti del megalitismo in Europa, in cui sono visibili importanti rinvenimenti preistorici che vanno dal Neolitico all’Età del Ferro. Tra questi sono presenti arature sacre, stele antropomorfe, imponenti tombe megalitiche e il maestoso dolmen che si erge al centro degli scavi. Quest’area, inizialmente pensata come un santuario all’aperto destinato al culto dei viventi, è diventata a partire dagli ultimi secoli del III millennio una necropoli privilegiata, caratterizzata da tombe monumentali. Appuntatevi fin da ora che il sito, dopo alcuni importanti rinnovamenti, riaprirà proprio il prossimo 1° dicembre 2020… assolutamente da non perdere!
Nel 25 a. C., invece, i Romani decisero di fondare in quella stessa zona privilegiata la città di Augusta Praetoria, in onore dell’imperatore Ottaviano Augusto. Per questo motivo, Aosta è rimasta nota come la Roma delle Alpi tanto che, ancora oggi, conserva una buona parte della cinta muraria dell’epoca.
Altro punto focale della città è, poi, il Teatro Romano, di cui oggigiorno rimane visibile solo la facciata meridionale, alta 22 metri e caratterizzata da contrafforti, arcate e tre ordini sovrapposti di finestre di varia forma e dimensione.
Andando avanti con il tour romano della città, è inoltre possibile ammirare l’Arco di Augusto, edificato in onore dell’Imperatore, e il Criptoportico Forense, situato proprio sotto la Cattedrale di Aosta.
Dopo gli Antichi Romani, anche il Medioevo ha lasciato le proprie tracce sul territorio valdostano, basti pensare alla chiesa di Sant’Orso, con chiostro e capitelli in pietra, e al Priorato in stile gotico e rinascimentale, voluto da Giorgio di Challant.
Ma il viaggio attraverso la storia di Aosta non finisce qua. La città, infatti, accompagna i suoi visitatori fino al tempo presente con le sue vie pedonali e la centrale Piazza Chanoux, dove fare shopping e gustare le numerose specialità gastronomiche della zona è praticamente obbligatorio!
Per chi, infine, sta pensato ad un tour in tutta la regione, Aosta rappresenta proprio il perfetto punto di partenza da cui raggiungere comprensori sciistici e splendidi paesaggi per escursioni in bicicletta e piacevoli passeggiate.
Insomma, ad Aosta c’è davvero tutto ciò che serve per scoprire fino in fondo la natura e la storia di questo territorio ricco di sorprese.
 
Veronica Elia

Ottobre 2020 – Pensando ad Aruba è inevitabile immaginare subito le sue spiagge bianche e il mare caraibico. Tuttavia, per visitare un lato più autentico dell’isola, non mancano attrazioni in grado di far comprendere davvero la sua identità, la sua storia e il suo popolo.
Facilmente raggiungibile dai principali aeroporti italiani con voli KLM via Amsterdam, Aruba è un’isola molto semplice da visitare, soprattutto per le sue dimensioni ridotte. Per procedere con la visita in totale autonomia non servono per forza un’auto o un fuoristrada, ma bastano anche una bici o uno scooter.
Scopriamo cosa si può fare ad Aruba in soli 5 giorni!
 
GIORNO UNO: TOUR DELLE SPIAGGE A SUD-OVEST
Aruba è caratterizzata da due coste molto differenti tra loro: la costa Sud-Ovest è caraibica, con spiagge bianche che affacciano su un mare calmo e turchese; quella Nord-Est è selvaggia e frastagliata.
Nel corso del primo giorno si potrebbe partire, innanzitutto, con il tour delle spiagge caraibiche.
Eagle Beach è forse la spiaggia più famosa di Aruba, giudicata anche uno delle più belle al mondo. Durante il tempo trascorso in relax su questa bellissima spiaggia, ricordatevi di passare vicino ai fofoti, i due alberi dalla caratteristica forma piegata dal vento, ormai simbolo dell’isola.
Subito sopra Eagle Beach si sviluppa Palm Beach, spiaggia dall’atmosfera vivace e dinamica che ospita Resort, alberghi, bar e centri per attività sportive.
Una volta visitate le due spiagge più famose di Aruba, potrete poi dedicarvi alla scoperta di quelle meno conosciute. Salendo, infatti, lungo la costa troverete Hadicurari Beach, perfetta per fare windsurf e kitesurf, Arashi Beach e Malmok Beach, entrambe ideali per lo snorkeling.
 
Da non perdere: la gita in catamarano per scoprire i principali relitti sommersi.
 
GIORNO DUE: LE SPIAGGE A SUD-EST
Il secondo giorno si può proseguire il tour con la scoperta del lato più selvaggio e incontaminato di Aruba: la costa Nord-Est. Qui, la maggior parte delle strade sono sterrate e pertanto si consiglia di noleggiare un fuoristrada o usufruire di una delle numerose escursioni organizzate dalle agenzie locali.
Partendo dal Faro California, dal quale si può godere di una vista a 360 gradi dell’isola, si scende lungo la costa Nord-Est, caratterizzata da panorami selvaggi e scogliere calcaree a picco sul mare.
Tra i principali punti di interesse non bisogna dimenticare la Alto Vista Chapel, la prima Chiesa Cattolica Romana dell’isola, le Rovine della miniera d’oro Bushiribana, per alcuni decenni principale fonte di guadagno dell’isola, il ponte naturale Baby Bridge e infine la selvaggia e maestosa Andicuri Beach.
Scendendo ancora, si trova il Parco Nazionale Arikok che ricopre il 20% della superficie di Aruba ed è caratterizzato da un incredibile e variegato panorama. All’interno del parco si trova, inoltre, la Cunucu Arikok, antica fattoria locale parzialmente restaurata, Conchi, una piscina naturale protetta dalle onde dell’oceano grazie a una barriera di rocce, le grotte Guadirikiri e Fontein che ospitano le incisioni dei primi abitanti di Aruba e alcune tra le spiagge più selvagge dell’isola, come Boca Brins e Dos Playa.
Sulla via del ritorno, concedetevi uno stop presso le formazioni rocciose di Casibari o di Ayo, vere e proprie meraviglie naturali.
 
Da non perdere: all’interno del Parco Nazionale Arikok si trova una roccia chiamata dai locali “Piccola Aruba”, perché vista dall’alto assomiglia alla forma dell’isola stessa.
 
GIORNO TRE: LA PARTE AUTENTICA DI ARUBA
La terza giornata potrebbe essere un mix di spiagge poco affollate, cultura ed esperienze locali.
Scendendo a Sud lungo la costa si incontra Mangel Halto che offre ai visitatori un mare dal colore particolarmente intenso su uno sfondo di rigogliose mangrovie, all’interno delle quali si sviluppa parte della spiaggia.
Da qui si raggiunge San Nicolas, conosciuta come la “Sunrise City”, prima capitale di Aruba, oggi considerata la capitale artistico-culturale dell’isola. In questo luogo, da qualche anno, si ritrovano numerosi street artist provenienti da tutto il mondo in occasione dell’Aruba Art Fair. A San Nicolas troverete anche il San Nicolas Community Museum che vi permetterà di scoprire come si viveva a San Nicolas in passato, gallerie d’arte e negozi di artigianato locale, ma soprattutto un’atmosfera rilassata, autentica e caraibica, molto lontana da quella delle zone più turistiche dell’isola.
Proseguendo verso il punto più a Sud dell’isola incontrerete due altre meravigliose spiagge: Rodger’s Beach Baby Beach.
A questo punto, potrete scegliere se dedicare il pomeriggio alla tintarella, oppure risalire la costa dall’altro lato dell’isola, spingendovi fino a Boca Grandi, dove il mare sarà probabilmente meno piatto ma lo spettacolo ugualmente emozionante. Risalendo ancora verso Nord troverete, inoltre, diverse casette affacciate sul mare che dai locali vengono chiamate ranchos.
 
Da non perdere: per assaporare la cucina locale si consiglia una sosta al ristorante Zeerovers, affacciato sul Mar dei Caraibi. La specialità? Pesce fresco e una Birra Balashi, la birra tipica di Aruba.
 
GIORNO QUATTRO: ARUBA TRA STORIA E CULTURA
Per scoprire un po’ della storia di Aruba ci si deve addentrare alla scoperta della sua capitale, Oranjestad, graziosa cittadina le cui vie sono costeggiate da edifici storici, monumenti, case dalla colorata architettura coloniale olandese e case tradizionali “cunucu”.
Tra i principali punti di interesse del centro di Oranjestad troverete la Town Hall, maestosa villa storica dove oggi si svolgono i matrimoni civili, l’Hotel Colombia, il primo hotel di Aruba e il Fort Zoutman, l’edificio più antico dell’isola che oggi ospita il Museo di Storia di Aruba.
Per chi volesse scoprire ancora di più sulla storia di Aruba, c’è il Museo Archeologico.
Perché, poi, non dedicare un po’ di tempo allo shopping, magari presso la bottega Cosecha? Lì troverete solo opere d’arte, artigianato locale e altri prodotti certificati. Altrimenti, ci si può fermare all’Aruba Experience Cafe – Patisserie per godersi un caffè accompagnato da una fetta di bolo preto, una torta locale.
Un altro pezzo di storia ad Aruba è costituito dall’aloe, di cui l’isola fu uno dei più importanti produttori ed esportatori nel mondo già all’inizio del ventesimo secolo. Al Museo e fabbrica di Aloe di Aruba, potrete fare un tour della struttura, delle piantagioni e comprare qualche souvenir.
 
Da non perdere: non dimenticate di fermarvi al ristorante Papiamento che sorge all’interno di una antica casa arubana. L’intera casa è stata restaurata e ancora oggi ospita gli arredi di un tempo.
 
GIORNO CINQUE: TEMPO LIBERO AD ARUBA
L’ultimo giorno, si consiglia di dedicare del tempo alla propria attività preferita. Si può scegliere tra sport, escursioni con i bambini o una visita per scoprire di più sull’Aruba sostenibile.
Ma l’elenco delle possibilità non finisce qui: si potrebbe, infatti, salire la scalinata che porta a una delle due “cime” più alte di Aruba, il monte Hooiberg, oppure visitare la Riserva delle Farfalle o il Santuario degli Asini. O, ancora, si potrebbe seguire una lezione di yoga in spiaggia, fare golf, equitazione, SUP, mountain bike o beach tennis.
Quest’ultima giornata potrebbe essere, inoltre, l’occasione giusta per trascorrere qualche ora in totale relax in una spa o sulle meravigliose spiagge bianche di Aruba.
 
Da non perdere: per concludere al meglio il soggiorno, si consiglia una visita alla Goshen farm, un progetto di permacultura basato sul senso di comunità e solidarietà.
 
V. E.

Luglio 2020 – A causa dei recenti avvenimenti, la nuova tendenza per l’estate 2020 è la ricerca da parte dei turisti di luoghi appartati e tranquilli, senza rinunciare, però, al relax di mare e spiagge.
A questo proposito l’Ente del Turismo della Catalogna svela le sue spiagge e calette più belle e nascoste, dove rimanere a bocca aperta di fronte al mare blu e alle meraviglie subacquee è praticamente impossibile!
 
Costa Brava
Da nord a sud della Costa Brava, la lista delle piccole calette è davvero lunghissima. Tuttavia, ce ne sono due in particolare che mettono d’accordo qualunque turista: Cala Pola e Cala Pedrosa.
A soli 5 km a nord dalla cittadina costiera di Tossa de Mar, in provincia di Girona, Cala Pola è una caletta lunga appena 70 metri, con una delle acque più cristalline che si possano trovare sulla costa spagnola.
Cala Pedrosa, invece, si trova nel piccolo comune di Palafrugell ed è una delle spiagge meno conosciute e meglio conservate della regione.
 
Costa Barcellona
Lungo la Costa Barcellona, divisa in due proprio dalla città da cui prende il nome, la spiaggia più tranquilla è senza dubbio quella di Les Roques di Calella. Questa spiaggetta di 750 metri di lunghezza e 25 di larghezza si trova in una zona naturale con bellissime insenature, ideale soprattutto per lo snorkeling e per rilassarsi.
Imperdibili sono poi le sedici spiagge di Sitges, alcune delle quali restano meravigliosamente sconosciute alla maggior parte dei turisti.
 
Costa Daurada
Proseguendo lungo la Costa Daurada, in provincia di Tarragona, la spiaggia giusta per l’estate 2020 è Tamarit. Situata a nord, prende il nome dal castello che la sovrasta ed è circondata da una folta vegetazione. Le sue acque tranquille la rendono ideale per staccare la spina e rilassarsi un po’ in solitudine. Da non perdere è anche la spiaggia di Sant Salvador, nel comune di El Vendrell, vale a dire tre chilometri di spiaggia bianca su cui si affaccia un eremo, un edifico millenario, considerato il più antico del piccolo comune.
 
Terres de l’Ebre
Il sud della Catalogna e, in particolare la zona di Terres de l’Ebre, è la meta ideale per chi cerca spiagge segrete e solitarie. L’Ametlla de Mar, una cittadina di mare anche conosciuta come La Cala, è ricca di calette solitarie, così come l’Ampolla, piccolo comune alla foce del fiume dell’Ebro.
 
V. E.

Maggio 2020 - Un viaggio nell’Outback australiano non sorprende solo per i maestosi panorami. Vi sono per esempio i ruderi delle prime ferrovie, un vero esempio di archeologia industriale  dalle cui rovine è nata una bizzarra forma d’arte:l’ho chiamata “recycled bush art”.
Particolarmente ricca di questa arte è  la pista di Oodnadatta che parte da Lyndhurst nel South Australia e raggiunge il Northern Territory: Oodnadatta ne è l’ultima città, ma anche l’inizio della nostra storia.
Qui sorge  la Pink Roadhouse di Lynn ed Adam Plate. Loro hanno dipinto di rosa la loro stazione di sosta e da oltre un ventennio hanno disseminato la pista ed i dintorni (per oltre mille km) di segnali rosa costruiti con fondi di bidone. Su di essi sono raffigurati percorsi, distanze, racconti ed anche vignette: una vera enciclopedia del bush dalla quale ho tratto numerosi insegnamenti.
Ma lungo questa pista si trovano anche gli enormi serbatoi dell’acqua della vecchia linea ferroviaria del Ghan, che alimentavano le  locomotive a vapore. Nelle vicinanze di Alberrie Creek se ne incontra uno trasformato in cavallo, la testa costituita da una carcassa d’auto. E’ la prima delle raffinate forme  d’arte note come  “Mutonia sculpture park” di Robin Cooke; oltre a questa ve ne sono decine, tutte create con i rifiuti della civiltà, dagli aerei ai binari della ferrovia, agli ingranaggi di enormi macchinari. Robin Cooke è  uno dei fondatori della Indipendent Republic of Frestonia (Kings Cross – Londra ’70) e del famoso movimento artistico della Mutuoid Waste Company.
Poco più a sud, a Lindhurts, Talk Alph scolpisce nel talco altorilievi naif; ha inventato uno straordinario alfabeto ove ogni lettera crea legami con il passato (come la simbologia aborigena), ed ha ideato la vera bandiera australiana, una interessante unione tra le bandiere aborigena ed australiana. Queste splendide bizzarrie hanno contagiato gli abitanti dell’ outback ed ora vi è una nuova forma d’arte, più irriverente ma ugualmente magnifica: quella dei murales delle bush toilet nelle roadhouse. Da Courtin Springs (vicino ad Ayers Rock), sino ai buffi ed intriganti baccanali dell’ Outback Pub di Tibubarra, sperduto nel deserto. Tra le cittadine dell’outback ricche di queste forme di arte vi segnalo Coober Pedy, capitale underground dell’opale. Lì fa bella mostra di sè una delle incredibili macchine usate per il film Mad Max (con Mel Gibson nel 1979); ad essa si affiancano bronzee statue che raffigurano buffi cowboys. Segue Silverton, vicino a Broken Hill nel new South Wales. Qui numerosi artisti hanno trasformato una “ghost town” in un atelier dell’arte contemporanea. Sempre vicino a Broken Hill si trova il Living Desert Park, popolato da gigantesche e surreali sculture. Tutto ciò nasce da quella musa ispiratrice che si chiama Australia dea degli spazi infiniti. A noi, piccoli uomini, non resta che lasciare un messaggio serio e spesso ironico, a chi percorre quegli spazi, ammantato di rossa polvere alla ricerca dell’avventura.

Roberto Chiesa *

* Definito dai media il massimo esperto italiano di Australia, vive tra la Great Ocean Road e l'Italia, dove si occupa di turismo come product manager.  Ha da poco varato il suo canale youtube: https://www.youtube.com/channel/UCVwuenGAppcxkMPglGOeI1A



 

Giugno 2020 – Le isole Canarie sono senza dubbio una meta ideale per un viaggio anche fuori stagione, perché oltre ad un clima sempre perfetto, vantano delle piscine naturali da sogno dove nuotare durante tutto l’anno. Ecco la top 10 delle mete più famose dell’Arcipelago!
 
Charco Azul, El Hierro
Situata nella favolosa valle di El Golfo, è una delle località più affascinanti di El Hierro. Qui potrete concedervi una rilassante nuotata e fare il pieno di energie all’interno di una piscina nata dalle numerose eruzioni vulcaniche che hanno contribuito a plasmare l’isola.
 
Puertito de Lobos, Fuerteventura
Un tempo era soltanto un’area sperduta con vista sull’oceano, oggi, grazie alle acque trasparenti delle piscine che si confondono con i fondali di origine lavica, Puertito de Lobos è una delle località più visitate di Fuerteventura.
 
El Caletón de Garachico, Tenerife
Abbracciata dalle acque dell’Oceano Atlantico, El Caletón de Garachico si trova nella zona nord-est di Tenerife, nei pressi del castello di San Miguel e della famosa roccia simbolo dell’eruzione del 1706. Oggi è un sito ricco di insenature e pozze naturali che si affacciano sul mare aperto, il luogo perfetto per trascorrere una vacanza in famiglia.
 
Charco Azul, La Palma
Premiata nel 2013 per la qualità dei servizi offerti, Charco Azul di La Palma è il luogo d’elezione per godersi il mare. Si trova a San Andrés y Sauces, uno dei comuni a nord dell’isola, in un’area appartata dove le acque brillanti incontrano il verde del bosco preistorico di laurisilve che cresce nei pressi nella costa.
 
Punta Mujeres, Lanzarote
Nella zona settentrionale di Lanzarote, Punta Mujeres è un tratto di costa attraversato da oltre due chilometri di piscine naturali. Qui la mano dell’uomo si avverte solo nelle scalinate adattate per raggiungere i punti in cui prendere il sole. Il resto è pura natura incontaminata.
 
Roque Prieto, Gran Canaria
Le piscine di Roque Prieto, a nord di Gran Canaria, sono la meta imperdibile per chi desidera fare un bagno in assoluta tranquillità. Quest’angolo di terra nei pressi della località di Santa María de Guía offre due pozze naturali che si affacciano sul mare impetuoso della costa e che arrivano fino a tre metri di profondità. Le acque trasparenti, inoltre, consentono di esplorare ogni dettaglio del fondale roccioso durante piacevoli immersioni.
 
Aguas Verdes, Fuerteventura
Conosciuta per i tratti di sabbia bianca e le spiagge infinite, la costa occidentale di Fuerteventura si distingue anche per la presenza di tesori inaspettati, come Aguas Verdes, a Betancuria, sei chilometri di pozze con vista sul mare, perfette per chi desidera trascorre il proprio tempo in completo relax.
 
Charco del Conde, La Gomera
Per chi è in cerca di un posto in cui divertirsi con i propri bambini, La Gomera è senza dubbio la prima scelta. Anche con l’alta marea, questa piscina situata a Valle Gran Rey rimane un luogo adatto al riparo dal mare aperto.
 
Charco del Viento, Tenerife
Charco del Viento è una delle aree naturali più frequentate di La Guancha, a nord di Tenerife. Nonostante sia una zona caratterizzata dal forte vento, questo è un angolo di grande bellezza e contrasti di colori. La presenza di diverse insenature con sabbia e altre rocce consente bagni tranquilli e la possibilità di stare al sole. Il tutto senza dimenticare la vista sul Teide.
 
La Fajana, La Palma
La Fajana è una splendida rete di piscine naturali collegate tra loro nel nord-est di La Palma. Le passerelle che circondano questo complesso consentono di muoversi facilmente tra le piscine e la loro posizione strategica permette di godersi un bagno tranquillo senza il pericolo di mareggiate.
 
V. E.

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Milano al n.236-01/06/12 - Direttore responsabile: Luca Mantegazza
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