E' possibile fare migliaia di chilometri per inseguire un mare di
girasoli, di asfodeli o di fiori corbezzolo?
Il lettore ideale del Dizionario dei mieli nomadi –
Corraini Edizioni - è chi può arrivare a porsi questa poetica domanda o più semplicemente chi vuole avvicinarsi con spirito giocoso, ma anche no, a una delle sostanze più seducenti e perfette prodotte in natura: il miele.
Tra i suoi autori figura
Andrea Parternoster, apicoltore non stanziale che ha la sua base tra i meli della Val di Non ai piedi del bellissimo
Castel Thun, maniero di impianto medioevale che riaprirà al pubblico i battenti in tutto il suo splendore tra poco più di un anno.
Non è, forse, un caso che questo signore dei mieli parta periodicamente dalla
Val di Non a caccia di fiori. In mezzo ai fiori della valle Trentina ha, infatti, cominciato suo nonno, coltivando una passione per i profumatissimi petali di melo e le macchie gialle di quelli di tarassaco, per le ambrate melate di abete e per le tavolozze formate dai fiori di montagna.
E tra quei fiori Andrea ha iniziato il suo percorso e ispirato da loro non si è più fermato.
E in Val di Non i lettori del dizionario e gli appassionati dei mieli lo possono andare a trovare. Nella sua azienda "Mieli Thun", nel borgo di Vigo di Ton, è presente un piccolo punto vendita, quasi un tempio in miniatura del miele, in cui è possibile prendere parte a degustazioni guidate, lasciandosi sedurre dai racconti di questo dolce vagabondo e dei suoi collaboratori. Accanto ai vasi dorati, birre artigianali al miele, libri, preziosi vasi di polline... Solo la visita per farsi inebriare dal turbine di sapori dei differenti tipi di miele monofloreale vale il viaggio! Per ora i monofiore di Mieli Thun sono circa 20.
Il libro è disponibile anche in un elegante cofanetto, abbinato a un vaso di cremoso miele di tarassaco in quintessenza.
Tornando al libro, "
Abete" e "
Zorro" sono il primo e l'ultimo lemma di questo grazioso volumetto bilingue di 192 pagine dedicato all'apicoltura itinerante. Disseminate tra le pagine numerose altre voci – corbezzolo, girasole, tarassaco, rosmarino... - che raccontano i cromatismi, le note olfattive e gustative dei differenti mieli. Per ognuno di loro, inoltre, ricette, abbinamenti con i cibi, vini e note curiose. Si scopre così, tanto per citarne uno, che l'assaggio del miele di corbezzolo si chiude con note di radice di genziana, che è perfetto come accompagnamento di un caffè e che inserirne un pallina congelata nel cuore di un arancino di riso prima della frittura regala al palato una gioia infinita. Ma il bello, dopo aver letto delle varie note di profumo e gusto, viene proprio dalla possibilità di rintracciarle nei mieli assaggiandoli, mettendoli e mettendosi alla prova.
Il nomadismo del miele presuppone un'anima un po' sognatrice ed erratica, vocata a un inseguimento quasi romantico di distese di nettari "in purezza" - non contaminati cioè dalla varietà – per ottenere preziosi mieli monofloreali che proprio in virtù della loro origine premiano i sensi con sensazioni uniche.
Andrea quest'anima ce l'ha e da superbo ammaliatore di api l'ha votata a viaggi quasi impossibili per portare i suoi sciami tra rododendri, fiori di melo, arancio, rosmarino... Perché il miele che viene da un fiore solo è al tempo stesso, come dice Paternoster, espressione di un territorio, potremmo azzardare terroir, e di un preciso segmento di tempo. I nettari vanno individuati hic et nunc, altrimenti le api spostano altrove la loro febbrile ricerca. Il tarassaco e il melo, vengono, come si dice in gergo, bottinati dagli sciami di Andrea in Val di Non, i girasoli in provincia di
Campobasso, il timo sui Monti Iblei, la sulla nel cosentino, il
rododendro, in Val Nambrone, nel cuore delle
Dolomiti di Brenta...
Di viaggio in viaggio, la seducente e testarda arte di Andrea ha guadagnato una tale eco da arrivare nientemeno che alla corte di sua maestà Ferran Adriá che usa alcuni Mieli Thun per le sue alchimie culinarie.
Sfogliando questo libello, impreziosito dagli interventi figurativi della raffinata illustratrice di origine giapponese Yoshiko Noda, non si può non pensare a un altro intrigante volume organizzato attraverso una sequenza alfabetica, quel Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes che proprio alla sequenza casuale dei temi aveva affidato il compito di non chiudere il senso.
L'illustre modello francese viene in mente per molte ragioni. Anche per il volume dedicati ai mieli nomadi il format del dizionario non chiude i giochi e suggerisce che il lavoro avviato da Paternoster e dagli altri autori è solo il capitolo di un progetto ambizioso "
Il Rinascimento dei Mieli", di cui l'apicoltore errante della Val di Non si fa ambasciatiore assieme ad altri colleghi e cultori dei nettari. Il senso di questo Rinascimento è far sì che i mieli escano da una dimensione quasi marginale e guadagnino come è avvenuto per i vini e il cioccolato l'attenzione che la loro bellezza merita. Perché, come suggerisce Andrea il miele non è un prodotto delle api, ma dei fiori. Le api mentre si nutrono raccolgono il nettare e ce ne fanno dono.
A testimoniare che il discorso avviato con il Dizionario dei mieli nomadi è un progetto aperto, la nascita di un sito
www.honeypark.it che ne documenta le differenti fasi e la poossibilità da parte di lettori di comunicare agli autori commenti, integrazioni e nuove voci attraverso l'indirizzo
dizionario@honeypark.it.
E poi, come non farsi tentare dalla suggestione che le differenti voci siano un po' i frammenti del discorso amoroso che Andrea intrattiene con le sue api?
Come recita quella che per il momento è l'ultima voce del Dizionario: "Zorro [zòr-ro] s.m. Anche a Zorro di certo piaceva il miele". E se non v'è ragione di dubitare che piacesse pure a lui...
Per ulteriori informazioni:
www.visitvaldinon.it
www.mielithun.it