SETTEMBRE 2012 - Alla scoperta del Senegal, il paese dell'ospitalità
Sono un po’ in ansia quando il Boeing 747 inizia la fase di atterraggio. È il mio primo viaggio in solitaria. Ed è la prima volta che poso il piede sul sul continente nero… alle 02.30 del mattino scendo dall’aereo. Non ho prenotato un albergo ma questo non mi preoccupa. È mia intenzione trascorrere la notte in aeroporto e rimandare qualsiasi decisione all’indomani. Con la luce del giorno mi sento tranquilla. Ritiro lo zaino, faccio timbrare il passaporto ed esco a cercare un posto in cui potermi finalmente allungare. La hall sembra una landa desolata. Il mio intuito mi dice che sto agendo fuori dalla legalità, per cui inizio ad aggirarmi furtiva nella sala d’attesa con l’intento di non farmi sgamare. Ma è una speranza vana. Dopo qualche minuto un poliziotto si accorge di me e, impietoso, mi intima di uscire. Forse potrei passargli qualcosa sottobanco per renderlo più compiacente ma non intendo entrare in questo meccanismo perverso e mi dirigo a testa alta verso l’uscita.
Oltrepasso la soglia e mi ritrovo in strada. L’aria, pregna di umidità, mi mozza il fiato. Mi sento uno straccio bagnato, pronta ad accasciarmi al suolo. Deve essere un calo di pressione. Mi trascino fino al bar e ordino una coca. Ho bisogno di zuccheri per poter riflettere sul da farsi. Mi accomodo a un tavolo e nell’attesa che arrivi la mia bibita ghiacciata inizio a sfogliare la Lonely planet. Non avevo considerato l’eventualità che non mi lasciassero pernottare in aeroporto… E ora che faccio qui da sola?
Dakar
Mi si annebbia la vista. Chiudo gli occhi, li riapro e come per incanto mi ritrovo...