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Aprile 2013 - NATURA, ECOLOGIA E SENSO CIVICO
Sono un pendolare. Ogni giorno 35 km andare e 35 km tornare. Casa, Milano e viceversa. Potrei scrivere un romanzo sulla pochezza di tante persone che popolano le strade e che incontro nel quotidiano peregrinare su quella striscia di asfalto. Questa volta vorrei soffermarmi su un particolare comportamento che mi urta parecchio, che esula da una logica di civile “esser cittadino del mondo”.
Immondizia. Sacchetti di immondizia gettati sul lato della strada. Sacchetti bianchi, gialli, rossi, azzurri, un arcobaleno di maleducazione ed arrogante ignoranza, sacchetti marchiati dai nomi dei più blasonati supermercati, ipermercati, spacci aziendali e via discorrendo, sacchetti che fanno bella mostra di se stessi, gonfi e tronfi del loro contenuto, avanzo della gozzoviglia consumistica, del delirio dell’usa e getta a tutti i costi, apoteosi del non riciclo, inno all’inciviltà di innominabili cialtroni e cultori del Nimby, Not In My Back Yard (non nel mio cortile).
Già, perché essere civili e rispettosi dell’ambiente e del bene comune, costa fatica, riciclare, dividere per tipologia i nostri “pattumi”, utilizzare le isole ecologiche, costa fatica, fa venire i calli alle mani e stanca i pochi neuroni cui dispongono questi personaggi che insozzano e deturpano anche il mio di ambiente.
Quando incrocio questi sacchetti, mi si visualizza la scena, quasi fosse un film con contorni un’ po’ sfocati, dove lei, la massaia stile anni sessanta di hollywoodiana memoria, (torna a casa Lassie) corre verso l’auto del “maritino” che sta partendo per la sua crociata verso il posto di lavoro, lei, la massaia con il suo bel multicolore sacchetto che glielo porge, e avvolta da un alone di amorevole e stucchevole manfrina gli cinguetta: “Caro, a questo ci pensi tu come al solito?”.
E questo solito si trasforma in un vandalico “gettar dal finestrino” dell’oggetto ingombrante e pure un’ po’ puzzolente, il prima possibile, prima che qualche liquame possa fuoriuscire o filtrare da una lesione dello stesso contenitore, magari al momento invisibile, ma sempre in agguato, che potrebbe sverginare l’illibatezza del candore dell’abitacolo accuratamente lindo e profumato.
Il prima possibile, ovviamente alla guisa dei più innominabili peccatori, lontano da occhi indiscreti.
La mia fantasia corre allora alla ricerca di metodi per colpire l’incivile soggetto, e m’immagino telecamere sparse sul territorio a controllo ed alla caccia di mariuoli colti con le mani nel “sacchetto”, e colpirli con multe bibliche e gogne mediatiche su quotidiani a tiratura nazionale…
Alcuni giorni fa, sentivo per radio, che in un comune del Trentino Alto Adige, (non chiedetemi quale che non ricordo) che per ovviare a questi poco edificanti episodi, a salvaguardia anche del loro decoro turistico, hanno allestito una Task Force di addetti che, trovato il corpo del reato, lo aprono e lo sezionano alla ricerca di una qualche traccia che possa portare all’autore del gesto, uno scontrino, una busta, una qualsiasi cosa che ne permetta l’identificazione.
E poi, colpire duro, una bella sanzione che faccia passar la voglia di reiterare l’azione per il prossimo millennio. Ma in generale, a chi volete possa interessare un misero, povero, solitario sacchetto adagiato sul bordo della strada? Ma basterebbe così poco, veramente poco.
Citando Lubrano, la domanda sorge spontanea: ma quanti zozzoni ci sono in giro?
A freddo però penso che ne basta uno, uno solo, che ogni giorno agisca, basta una volta al dì, che in un anno, feste comprese, si accumulano ai bordi della sua strada ben 365 di questi sacchetti di plastica, basta uno solo che regga il vessillo dell’inciviltà per rovinare quanti invece con coscienza e rispetto per gli altri, ma in “primis” per se stessi, agiscono come dovrebbe agire un essere dotato di intelligenza ed amore per l’ambiente dove vive.
Da qui, verso altri siti e lidi, il passo è breve. Ecomostri che deturpano in nostri luoghi di interesse turistico sono davanti ai nostri occhi da sempre, scempi in nome del vil denaro, figli di speculazioni che offendono ognuno di noi, ma contro i quali spesso il buon senso nulla può e s’infrange sugli scogli di poteri troppo forti per dei piccoli Golia armati di sola fionda.
Ma la nostra fionda molto può contro gli “eco-mostriciattoli”.
Cominciando da noi stessi, che spesso non ci rendiamo conto che i tempi di smaltimento dei nostri rifiuti in natura variano da 1 mese per un quotidiano, a 10 anni per un filtro di sigaretta, fino a 5.000 anni una bottiglia di plastica.
Non è molto più bello, più fruibile, più “migliore” una spiaggia di sabbia che sia sabbia e non “di tutto di più”, un bosco senza escrementi plastici, un monumento senza grafiti “un imbecille è passato da qui 22/03/2011”, un mare senza meduse cellophanee bags, un laghetto che non sia ghetto di pochi pesci sopravvissuti alla mucillagine della nostra incuranza?
Unica magra consolazione, è che anche il più recidivo spargitore di “monnezza” ha il suo tempo di smaltimento, molto veloce anche, e che viene cancellato generalmente in meno di un secolo.
Se poi, animati e folgorati da un impeto ecologista, ogni tanto, anche solo una volta ogni tanto, se capita, giusto per gioco, in spiaggia od altrove, vediamo una piccola particella aliena che occupa il posto nel quale ci piacerebbe sistemarci, non facciamo finta di nulla spostandoci schifati più in la, ma raccogliamo e portiamola via insieme alle tracce del nostro passaggio.
Non diamo ragione al mister qui sotto citato:“due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi.” (Albert Einstein).
Alfredo Sasso