Troppo bello per essere vero? Forse... ma... vogliamo scommettere che il fusto australiano non prenderà un gracile sessantenne filippino, ma molto probabilmente un avventente giovane fotografa dal fisico mozzafiato?
Ottobre 2019 - Il quadro è molto semplice: fallisce la compagnia aerea, chi deve partire o rientrare non troverà l'aerobile ad attenderlo, mentre chi ha comprato il biglietto si ritrova in mano un pezzo di carta inutilizzabile. L'ultima in ordine di tempo a lasciare a terra nei vari scali migliaia di passeggeri (si parla di oltre 13000, non pochi direi) è la francese Aigle Azur, che a noi italiani dirà poco, ma se ci mettiamo a scavare in un passato nemmeno troppo lontano verrà fuori di tutto di più anche per chi volava dai nostri aeroporti. Nomi grandi e altisonanti come Swiss e Sabena, ma tante, troppe piccole realtà che hanno spesso messo nei guai passeggeri, dipendenti e anche aeroporti, dato che normalmente volano da aeroporti cosiddetti minori.
Scavando nella mia memoria in ordine assolutamente sparso (spero quindi di non sbagliare, non me ne vogliate) ricordo la piccola Minerva Airlines da Genova... la più nota Air Sicilia, poi sostituita dalla WindJet... un vecchissimo tentativo della Ciao Fly con un solo aeromobile da Parma, impensabile idea nemmeno mai decollata che probabilmente ricordo io e pochissimi altri addetti ai lavoro... passando da Alpi Eagles e Azzurra air fino alla Federico II che faceva felice solo il mio vicino di casa per toranre nella natia Foggia... e cosa dire dei bellissimi aeromobili della Gandalf Airlines, nome altisonante con all'interno solo posti di business? Li ho provati personalmente da Cannes, e il fatto di essere l'unico passeggero del volo insieme a mio fratello Fabio non mi ha fatto una buona improvvisione sul proseguio dell'attività, che infatti non è durata molto... era arrivata a fatturare oltre 50 milioni di euro, e qualcuno ai vertici è stato poi condannato per bancarotta fraulenta, tanto per pensare male...
Il punto non sono però i nomi, le date, e i danni più o meno grossi causati dalla loro chiusura. Lo è invece il fatto che nessuno abbiamo legiferato per porre un freno a tutto questo chiedendo fidejussioni, assicurazioni, garanzie a tutela dei passeggeri. Fino a qualche anno se volete aprire una semplice agenzia viaggi (anche con zero dipendenti e un solo titolare) dovevate produrre una fidejussione di 20.000 euro. Lo stesso importo di una compagnia aerea. Lo capisce chiunque che c'è qualcosa che non funziona nel sistema Iata, anche perchè qui non si sta vendendo nulla di concreto, ma solo un titolo di viaggio futuro che non varrà assolutamente nulla nel momento in la compagnia dovesse dichiararsi insolvente.
Non basterebbe un fondo comune nel quale versare anche solo 1 euro a biglietto, fondo a cui attingere per i rimborsi ai passeggeri gabbati?
E allora non resta che augurare - letteralmente - buon volo a tutti!
Il direttore
Luca Mantegazza