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L'editoriale

Marzo 2020 - E' capitato a tutti, purtroppo, almeno una volta nella vita. Anche a me, in Thailandia, all'arrivo a Bangkok. Ed è una situazione bruttissima che aumenta a mano a mano che il tempo passa. Sei li, davanti al nastro trasportatore dei bagagli da ritirare, e cominci lentamente a vedere la gente che si allontana più o meno felice trascinando chi il proprio trolley sgargiante chi la propria valigia lisa dal peso degli anni. E la tua, quando ormai sembra a che le abbiano già trasbordate tutte, ma proprio tutte, davvero non è ancora arrivata. Quando anche l'ultimo passeggero si allontana, e il nastro si mostra a te con la sua desolante tristezza di chi non ha più nulla da offrire, il tuo incubo si trasforma in realtà: ti hanno rubato la valigia. O meglio, nella peggiore delle ipotesi, l'hanno smarrita in qualche scalo in giro per il mondo, ma in mondo sempre più automatizzato e dotato di mille scanner, ormai è davvero molto più alta la probabilità di un furto che di uno smarrimento.
Ecco allora che il mondo dell'imprenditoria e del turismo si è mosso per trovare una soluzione. C'è chi decide di portare con sè solo un trolley a mano rinunciando a chissà quanti cambi, chi di comprare sul posto solo il necessario... e chi, come il protagonista del nostro editoriale che potte ammirare in foto, di dotarsi di un antifurto incredibile, a prova di qualsiasi ladro. L'idea è sicuramente geniale: anche solo per averla avuta merita rispetto, stima, e soprattutto di non essere mai derubato... all'autore il plauso anche del sottoscritto, e l'augurio di non dimenticarla mai in giro per il mondo, perchè - chissà - magari potrebbe avere problemi a dimostrare che quel trolley è proprio il suo!

Buon bagaglio a tutti!
Il direttore

 
Febbraio 2020 - A volte il lavoro dei sogni esiste. O quantomeno è bello pensare che per almeno uno di noi, sia possibile unire l'utile al dilettevole, ossia i soldi al piacere. Di annunci che proponevano lavori appaganti dall'altra parte del mondo, magari con stipendi altissimi, nel corso degli anni ne abbiamo letti tantissimi (su tutti il famoso bibliotecario alle Maldive!), e puntualmente ogni pubblicazione la ricerca veniva reclamizzata online ovunque facendo il giro del mondo, anche sui giornalei cartacei ovviamente.
Quella che ha però lanciato Matthew Lepre della Ecom Warrior Academy, le batte però tutte: si è messo in cerca di un/una fotografo full time che facesse con lui il giro del mondo, scattando e pubblicando sui social l'esperienza del bell'australiano per un anno intero.
Lo stipendio di 55mila dollari passa sicuramente in secondo piano, considerando che tutte le spese di viaggio sono pagate, e che addirittura sembra che l'esperienza nel campo non sia un requisito così fondamentale.
“Solo nell’ultimo anno sono riuscito a far crescere la mia attività viaggiando negli Emirati Arabi Uniti, in Indonesia, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Italia, Francia, Spagna, Svizzera e Tailandia, e fino ad ora ho fatto affidamento sul mio migliore amico per essere lì per scattare foto sul suo telefono “, ha detto Lepre al Daily Mail.

Troppo bello per essere vero? Forse... ma... vogliamo scommettere che il fusto australiano non prenderà un gracile sessantenne filippino, ma molto probabilmente  un avventente giovane fotografa dal fisico mozzafiato?

Sbaglierò? Passo ai lettori l'ardua sentenza, ma naturalmente non manchiamo di seguire Matthew sui suoi social, in attesa della prossima inserzione!

Buon curriculum a tutti!

Il direttore

 
Dicembre '19/ Gennaio '20 - L'ha scoperto l'Associazione degli psicologi americani, ma noi esperti del settore già lo sapevamo da sempre: il segreto per essere felici è viaggiare molto. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Counsumer Psycology e ha analizzato un campione di ben 17.000 persone di 17 paesi. Dallo studio è emerso che non solo i soldi spesi nei viaggi sono quelli spesi meglio dalla stragrande maggioranza del campione, ma soprattutto che al ritorno da un viaggio gli effetti positivi sono sia immediati sia a medio e lungo termine. Sembrerebbe addirittura più di un matrimonio (è forse per questo che mi occupo di viaggi con matrimonio incluso?!? Chissà!).

Ma non solo: mentre per esempio l'appagamento dovuto ad un acquisto di un bene materiale ci rende felici nell'immediato ma il suo effetto è di breve durata perchè ci si abitua velocemente alla sua presenza in casa, il viaggio è un esperienza che parte dalla ricerca fino alla prenotazione, dalla partenza lungo tutta la sua durata, ma anche oltre, grazie ai ricordi e ai suoi riflessi che, continua la ricerca, rimangono indelebili dentro di noi.
Consiglio allora di approfondire questo bellissimo studio, ecco il link: articolo viaggiarefelici .

E naturalmente... buon viaggio e buone feste a tutti!

Il direttore
Luca Mantegazza

 

 

Novembre 2019 - C'è una divertente vignetta nell'ironico sito bastardidentro.it che rende l'idea della situazione: nella prima si mostra la foto di un flaconcino sopra una valigia, con la dicitura " pericolosissima arma di distruzione di massa". Nella seconda, dopo averlo riposto all'interno delle obbligatorie buste di plastica, " pericolosissima arma di distruzione di massa DISATTIVATA". 
Divertente vero? Non tanto. Sembra una presa per il sedere, e in effetti lo è, dato che il triste sacchettino di plastica è a pagamento, e che - chissà perchè - non può essere sostituito da una comune busta per surgelati portata da casa, che ne ha le stesse identiche caratteristiche ma costa molto, molto bene. Ma nessuno ha mai detto niente, perchè in nome di una fantomatica "sicurezza" aerea di tutti noi, andava bene così, e il malcapitato che si dimenticava di lasciare a casa l'amato costosissimo profumo da 125ml, se lo vedeva requisito al controllo. Avete idea di quanti profumi costosissimi vengono requisiti giornalmente? Verranno fatti saltare in un campo minato, portati a casa dagli addetti, o magari rivenduti su internet? Mah...
Ci hanno anche obbligati a togliere il tablet e il pc dalla valigia per farlo ispezionare al meglio (?), o controllare le pericolose scape ai nostri piedi perchè non si sa mai che contengano chissà quanto esplosivo. 
Il tutto mentre più di un filmato di varie Tv italiane e non ha dimostrato quanto fosse facile portare a bordo di tutto, dalle pistole ai coltelli, a liquidi e plastici che simulavano reali pericoli.
Ora tutto questo sembra finalmente finire: a Linate e a Malpensa gli aeroporti si stanno per dotare di una nuova tecnologia Eds-CB (explosives detection system for cabin baggage) che consente di utilizzare la Tac al posto dei raggi X, un pò come in medicina, il controllo delle macchine sarà molto più accurato e consentirà di smaltire le code in tempi rapidi, dato che basterà posizionare il bagaglio sul nastro e via. Anche il controllo personale sarà più veloce, grazie a box che rinonosceranno i nostri dati biometrici, evitandoci anche di dover estrarre e mostrare il passaporto più volte.
Insomma, qualcosa si sta finalmente muovendo per permetterci di viaggiare più velocemente, con meno attese e in tutta sicurezza. 

W allora la tecnologia e... buon volo a tutti!

Il direttore


 

 

Ottobre 2019 - Il quadro è molto semplice: fallisce la compagnia aerea, chi deve partire o rientrare non troverà l'aerobile ad attenderlo, mentre chi ha comprato il biglietto si ritrova in mano un pezzo di carta inutilizzabile. L'ultima in ordine di tempo a lasciare a terra nei vari scali migliaia di passeggeri (si parla di oltre 13000, non pochi direi) è la francese Aigle Azur, che a noi italiani dirà poco, ma se ci mettiamo a scavare in un passato nemmeno troppo lontano verrà fuori di tutto di più anche per chi volava dai nostri aeroporti. Nomi grandi e altisonanti come Swiss e Sabena, ma tante, troppe piccole realtà che hanno spesso messo nei guai passeggeri, dipendenti e anche aeroporti, dato che normalmente volano da aeroporti cosiddetti minori.
Scavando nella mia memoria in ordine assolutamente sparso (spero quindi di non sbagliare, non me ne vogliate) ricordo la piccola Minerva Airlines da Genova... la più nota Air Sicilia, poi sostituita dalla WindJet... un vecchissimo tentativo della Ciao Fly con un solo aeromobile da Parma, impensabile idea nemmeno mai decollata che probabilmente ricordo io e pochissimi altri addetti ai lavoro... passando da Alpi Eagles e Azzurra air  fino alla Federico II che faceva felice solo il mio vicino di casa per toranre nella natia Foggia... e cosa dire dei bellissimi aeromobili della Gandalf Airlines,  nome altisonante con all'interno solo posti di business? Li ho provati personalmente da Cannes, e il fatto di essere l'unico passeggero del volo insieme a mio fratello Fabio non mi ha fatto una buona improvvisione sul proseguio dell'attività, che infatti non è durata molto... era arrivata a fatturare oltre 50 milioni di euro, e qualcuno ai vertici è stato poi condannato per bancarotta fraulenta, tanto per pensare male...

Il punto non sono però i nomi, le date, e i danni più o meno grossi causati dalla loro chiusura. Lo è invece il fatto che nessuno abbiamo legiferato per porre un freno a tutto questo chiedendo fidejussioni, assicurazioni, garanzie a tutela dei passeggeri. Fino a qualche anno se volete aprire una semplice agenzia viaggi (anche con zero dipendenti e un solo titolare) dovevate produrre una fidejussione di 20.000 euro. Lo stesso importo di una compagnia aerea. Lo capisce chiunque che c'è qualcosa che non funziona nel sistema Iata, anche perchè qui non si sta vendendo nulla di concreto, ma solo un titolo di viaggio futuro che non varrà assolutamente nulla nel momento in la compagnia dovesse dichiararsi insolvente.
Non basterebbe un fondo comune nel quale versare anche solo 1 euro a biglietto, fondo a cui attingere per i rimborsi ai passeggeri gabbati?

E allora non resta che augurare - letteralmente - buon volo a tutti!

Il direttore
Luca Mantegazza

 

Agosto/Settembre 2019 - Torniamo tutti dalle ferie estive con souvenir di ogni tipo, ma poichè la stragrande maggioranza di noi (compreso il sottoscritto naturalmente!) ama il mare, spesso molti commettono un piccolo grande errore. Piccolo perchè non gli viene data la giusta importanza, grande anzi grandissimo perchè moltiplicando il numero di quanti "peccano" anno dopo anno, il danno diventa  enorme e sempre più irreparabile.
Parliamo di sabbia, di quell'irresistibile, setoso, morbido agglomerato di granellini che per tutto il tempo della vacanza sembra sussurrarci un irresistibile "prendimi, prendimi e portami con te".
Abbiamo visto gente in spiaggia riempire intere bottiglie (da 2 litri, giusto per non farsi mancare nulla!), ma anche sacchetti di plastica, e addirittura una tanica, senza che nessuno dicesse nulla. Un tempo non c'era la consapevolezza che nulla debba esssere asportato dalle spiagge ma oggi, grazie a internet e alla comunicazione a 360 gradi, nessuno può dire di non sapere.
E' per questo che la storia raccontata dal quotidiano "La Nuova Sardegna" appare talmente bella da sembrare quasi irreale.
Il protagonista è un figlio di emigrati sardi, che quasi 40 anni fa decise appunto di riempire un sacchetto di sabbia bianca sulla spiaggia di Is Arutas, Oristano, un tratto di mare che invoglia particolarmente al "furto", perchè costellato da piccoli granelli corallini colorati, un vero tesoro regalato dal mare.
Orbene, con questo ricordo saltato fuori all'improvviso dalla soffitta durante un trasloco, ecco che che la rimorso ecologista postumo, ha fatto si che il coscienzioso decisse di riportare a casa il maltolto, restituendolo proprio alla spiaggia al quale era stato trafugato.
Un gesto forse eccessivo, ma che deve farci riflettere soprattutto quanto vediamo ai Tg i video delle centinaia di bottiglie ricolme di sabbia sequestrate ai turisti, sopratttutto in Sardegna.
A costo di sembrare retorico, non trascuriamo mai la salvaguardia dell'ecosistema, e cerchiamo di fare tutti (nel nostro piccolo) quanto possiamo per lasciare ai posteri un mondo migliore, se necessario anche insegnando al nostro vicino di ombrellone cosa non si deve fare nell'interesse comune.

Buon bagno di sole a tutti!

Il direttore
Luca Mantegazza





 
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